Chiese Aperte XXX EDIZIONE – Domenica 12 maggio 2024

Domenica 12 maggio 2024 l’Archeoclub d’Italia sede di Corinaldo ha presentato “CHIESE APERTE XXX EDIZIONE”

Due relatori d’eccezione, la prof.ssa Paola Polverari ed il Prof. Dario Cingolani che hanno compiuto studi e ricerche sulla chiesa e sul monastero cinquecentesco delle monache benedettine di Sant’Anna, hanno accompagnato un vasto pubblico in una Visita guidata all’interno della CHIESA DELLA MADONNA ADDOLORATA e dei locali annessi.

Dopo moltissimi anni di chiusura al pubblico è stato possibile tornare a vistare la cripta sottostante la chiesa dell’Addolorata, già luogo di sepoltura delle monache e, dopo la beatificazione e i lavori di sistemazione, ambiente che accolse le reliquie della martire corinaldese Maria Goretti. Non solo la cripta, ma anche la cantoria lignea, inaccessibile al pubblico, con l’organo
di Gaetano Callido e i numerosi graffiti nelle pareti di quel luogo che rimandano a fatti e persone di un passato lontano e recente. Ad accompagnare il pubblico alla conoscenza della chiesa progettata nelle
forme attuali dall’architetto arceviese Arcangelo Vici e costruita tra il 1740 e il 1755 saranno Dario Cingolani e Paola Polverari L’appuntamento è fissato per le ore 16.00.

Il presidente della sede corinaldese dell’Archeoclub d’Italia, Enrico Pierantognetti, dichiara: ai corinaldesi e non, offriamo l’opportunità e il piacere di scoprire un luogo dalla bellezza unica e soprattutto la possibilità di accedere a spazi che in condizioni normali non possono essere visti.

Ringraziamo profondamente i relatori, la Parrocchia di Corinaldo, il Comune di Corinaldo e la Proloco di Corinaldo per il supporto, il sostegno e l’appoggio che dimostrano ad ogni nostra iniziativa.

Notizie storiche:

Nel 1555 otto benestanti corinaldesi decidono di costruire un monastero femminile dove monacare le rispettive figlie o nipoti. I lavori hanno inizio l’anno seguente e il complesso edilizio (monastero delle monache di sant’Anna e chiesa) viene innalzato dove in precedenza sorgeva la demolita rocca di Corinaldo. Tra il 1740 e il 1755 su disegno dell’architetto arceviese Arcangelo Vici si provvede ad innalzare l’attuale nuova chiesa. Questa, ubicata a destra del convento, lato Mura del Bargello, verrà unita ad esso in seguito ai lavori eseguiti tra il 1762 e il 1765, ugualmente progettati dal Vici. Chi osserva oggi la facciata della chiesa può, infatti, notare come l’immobile posto alla sua sinistra sia formato da due strutture di differente altezza. Quello più vicino alla chiesa si deve al già citato architetto arceviese, l’altro è il monastero originario con le modifiche succedutesi nel tempo. Il monastero arrivò ad ospitare sino a 72 monache che entravano in clausura portando una dote che poteva variare tra i 200 e i 300 scudi. Il primitivo edificio adibito a chiesa, di forma rettangolare, viene demolito intorno al 1730 perché “alquanto umido per aver la strada vicino al muro anteriore molto alta” e sarà sostituito dall’attuale, consacrato dal vescovo Ippolito De Rossi il 30 settembre 1755. In occasione della visita pastorale del 1780 la chiesa viene decritta come la più elegante della diocesi e nei documenti dei primi anni dell’Ottocento è ricordata “di buona architettura, asciutta, in ottimo stato e di molto comodo”. Dedicata fin dalla sua fondazione a Sant’Anna, nel 1859 prende il nome attuale.

Descrizione della chiesa:

Essa si presenta a pianta centrale, con cupola e lanterna, ornata da un elegante e ricco interno rococò con tre altari e quattro pregevoli porte lignee sormontate da altrettanti ovali con i dipinti del XVII secolo raffiguranti santi benedettini, l’ordine cui appartenevano le suore. Sopra l’altare maggiore sono conservate la pregevolissima statua del Cristo morto risalente agli inizi del XVII secolo e quella della Madonna Addolorata che vengono portate in processione per le vie della città la sera del Venerdì Santo. Ad un ignoto ed eccellente scultore si deve l’opera raffigurante Cristo morto, stupenda e struggente scultura lignea della fine del XVII secolo. Il Cristo, deposto dalla croce, giace disteso in attesa di essere trasportato nel sepolcro. Sul corpo nudo i segni delle percosse e della crocifissione colpiscono lo spettatore per l’efficace realismo. L’opera è infatti caratterizzata da una forte drammaticità, particolarmente evidente nell’espressione del volto e nelle numerose ferite. Concepita e realizzata per essere trasportata, processionalmente, durante il rito pasquale del Venerdì Santo, quando, giunta la notte, esce dalla chiesa dell’Addolorata adagiata sul catafalco e viene portata lungo le vie di Corinaldo. Una pia devozione cui sovrintende l’omonima Confraternita dell’Addolorata. Le prime testimonianze certe della scultura risalgono al 1627 allorché il 14 dicembre di quell’anno viene redatto l’inventario della venerabile Società di Santo Spirito nel quale si trova scritto: … item una cassa di habeto bianca dentro la quale è un Christo del quale la Compagnia se ne serve per portare in processione il venerdì santo a sera. Questa pregevole scultura legata ad un culto antico e partecipato è stata restaurata nel 2014 ed è tornata a mostrare la sua originaria e straordinaria bellezza.

La cantoria lignea posta sopra la porta d’ingresso risale al 1774 e dietro ad essa è il pregevole organo del 1766, opera di Gaetano Antonio Callido, che aveva una figlia tra le suore del convento benedettino. Le monache per l’organo corrispondono all’organaro 300 scudi, la stessa somma che il Callido nel 1777 sarà tenuto a corrispondere al monastero in occasione nell’ingresso della figlia Maria Veneranda. Il coro o cantoria viene pagato ben 600 scudi.

Sotto la chiesa è situata la cripta, già luogo di sepoltura delle monache e forse dei membri della confraternita dell’Addolorata. Il 27 aprile 1947 la martire corinaldese Maria Goretti viene beatificata da papa  Pio XII e la comunità cittadina provvede a liberare lo spazio e ad affidare  all’architetto Antonio Dominici il compito di trasformarlo nel luogo in cui collocare la reliquia della martire. L’11 maggio la reliquia, sistemata in un’apposita teca di cristallo, viene collocata nel pilone centrale.